La disoccupazione giovanile è divenuto un problema di primaria importanza, che dovrebbe essere posto in cima alle liste delle questioni da porre rimedio.
Prima di dare soluzioni però è bene definire i contorni del problema.
Un fatto che pochi sanno, o che forse ci si è dimenticati, è che la disoccupazione giovanile in Veneto è sempre stata alta. In altre parole, una disoccupazione giovanile bassa è un fenomeno recente e tutto sommato di breve durata.
Il grafico qui sotto riporta i tassi di disoccupazione per le età 15-24 anni. Come si vede l’anno scorso in termini percentuali si è tornati al livello del 1984-85. La crisi ha riportato questo segmento del mercato del lavoro indietro nel tempo di trent’anni.
Il grafico mostra anche che solo recentemente si era stati capace di abbassare i tassi di disoccupazione giovanile sotto il 10% (2007). Complice di questi risultati non solo le riforme del mercato del lavoro (Treu e Biagi), ma anche una crescita economica positiva e una dinamica demografica negativa.
Approfondiamo questi aspetti. Seppur oggi ci si sia lo stesso livello di tassi di disoccupazione giovanile con quelle di metà anni ottanta, vi sono delle enormi differenze:
– negli anni ottanta, dopo le crisi petrolifere, il Pil Veneto marciava al ritmo di oltre il 3%, oggi stentiamo ad arrivare a valori appena sopra lo zero;
– negli anni ottanta vi era un flusso di giovani che entravano nel mercato de lavoro (barra azzurra) superiore a flusso di quelli che erano destinati al lasciarlo da lì a pochi anni (barra rossa)
In pratica negli anni ottanta la disoccupazione giovanile si era impennata a causa della crisi petrolifera e per il fatto che entravano più lavoratori di quelli che il mercato potesse assorbire. Con la ripresa e con alcune riforme(si ricorda tra le altre il Contratto di Formazione e Lavoro) la disoccupazione giovanile è scesa fino a raggiungere il livello del 10% all’alba della crisi valutaria del 1992.
Oggi al contrario la demografica (purtroppo!!) è d’aiuto, nel senso che nei prossimi anni è destinato a lasciare il mercato del lavoro un flusso di persone maggiore di quello che dovrebbe fare ingresso. La questione è in quali posti? Visto che si prevede per il Veneto una crescita del Pil non tale da riassorbire la disoccupazione (per il 2014 si prevede un +0,9%), ma a mala pena capace di reintegrare parte dei lavoratori in Cassa integrazione.
Individuate, anche se sommariamente le cause del problema, non resta che condividere le soluzioni. Come creare occupazione? Come fluidificare il passaggio dei lavoratori nei posti di lavoro? Quale formazione è necessaria e per quali settori? Domande queste che necessitano di una risposta se si vuole dare una prospettiva ai giovani facendo in modo che la ripresa sia tale e non solo una decrescita, probabilmente poco felice.
Autore: Marco Valentini