Proviamo a tracciare il bilancio, a sette mesi dal suo avvio, di un progetto ambizioso su cui sono state investite un bel po’ di risorse e che sembra essersi incagliato nelle maglie della farraginosa macchina burocratica italiana. Ma non solo.
Ma andiamo per punti. Il primo punto riguarda proprio le risorse messe a disposizione: 1,5 miliardi. Moltissime e più che sufficienti visti i numeri. Quindi questo non è un alibi per il mancato decollo del programma.
Secondo punto: l’offerta. All’inizio ci eravamo tutti concentrati sull’offerta, cioè a monitorare costantemente i giovani che si iscrivono al programma. Ora possiamo dire che di giovani ce ne sono relativamente a “sufficienza” (l’ultimo report di monitoraggio nazionale del 21 novembre 2014 indica che si sono registrati 305.706 giovani). Ovviamente rimane ancora lontano il target dei NEET tra i 15 e i 29 anni, ma nel tracciare il bilancio, ad oggi, di Garanzia Giovani questo aspetto passa in secondo piano, sebbene anche in questo senso molte cose non sono state fatte (ad esempio quantificare l’effettivo bacino di adesione, molto più stretto di quello dei NEET).
I problemi sono altri. E qui veniamo al terzo punto: la domanda di lavoro. Perché man mano che si va avanti, man mano che si fanno i colloqui con i giovani e si smaltiscono le fila, ciò che chiaramente si sta profilando è la poca o, meglio, insufficiente domanda di lavoro da parte del sistema produttivo, anche nelle regioni più virtuose, per cui sembra difficile garantire a tutti i giovani iscritti un’opportunità. In media nazionale le proposte di lavoro pubblicate (sempre al 21 novembre 2014) sono 23.297, pari ad un numero di posti disponibili di 32.944. Molto pochi.
In un recente comunicato stampa il Veneto, per voce dell’assessore Donazzan, ha delineato un bilancio positivo del progetto regionale. Dei 18.496 iscritti al portale, 8.937 giovani hanno sottoscritto il patto di attivazione (i rimanenti o risiedono in altre regioni, o si sono iscritti e hanno trovato lavoro/tirocinio in autonomia, o sono privi dei requisiti richiesti perché ad esempio ancora studenti). 2.200 dei circa 9.000 giovani già attivati hanno ricevuto una proposta di inserimento e 1.658 sono inseriti in progetti già approvati o in corso d’avvio.
Le cose, quindi, per il Veneto sembrano funzionare. Quello che ancora manca e che viene sottolineato anche dall’assessore è la partecipazione delle aziende, ancora per qualche motivo, non pienamente entrate nel programma. Lo stesso monito è stato lanciato da un’altra regione virtuosa, la Lombardia. E non è ben chiaro il perché della latitanza delle aziende, se è una questione legata all’effettiva mancanza di opportunità di lavoro, se alla diffidenza verso il programma, se alla tipologia del bonus concesso.
Forse è mancata a livello territoriale sia un’accurata analisi del sistema produttivo e del mercato del lavoro per poter effettivamente quantificare e qualificare i fabbisogni e la domanda delle aziende, sia una valida azione di sensibilizzazione presso le aziende anche attraverso il coinvolgimento delle associazioni di categoria, entrambe misure propedeutiche all’attivazione e alla realizzazione del programma. A livello centrale non si è tenuto conto del fatto, tra l’altro, che alle incentivazioni per le assunzioni tramite Garanzia Giovani si sovrappongono altre agevolazioni (es. il Bonus Letta o gli incentivi introdotti dalla legge di stabilità), spesso più appetibili, per le assunzioni dei giovani e non cumulabili tra loro. Un bel po’ di confusione.
Con una scarsa adesione all’iniziativa da parte del mondo produttivo è anche difficile iniziare ad avviare un vero e proprio monitoraggio di efficacia dei risultati e non solo della semplice conta dei numeri.
Altro nodo cruciale del programma era testare il funzionamento della macchina burocratica per l’incontro tra domanda e offerta. E tra tutte valutare l’organizzazione e il funzionamento del sistema italiano dei servizi per l’impiego. Ed è qui che il bilancio è, aspettatamene, abbastanza negativo. Ancora una volta la complessità del sistema messo in campo ha finito per attirare verso sé troppe risorse e tralasciare aspetti molto più importanti, come il contatto diretto con giovani e imprese i due veri protagonisti dell’iniziativa. Se era abbastanza improbabile pensare di creare concrete opportunità di lavoro per tutti i giovani, era almeno auspicabile attivare un valido strumento per l’occupabilità.
Al di là dei problemi tecnici nella gestione del programma, due i risultati inconfutabili: la conferma di un divario enorme tra Regioni nell’implementazione di politiche attive per l’occupazione; la conferma dell’inefficienza, allo stato attuale, dei Centri per l’Impiego.
Nel primo caso sono chiare le difficoltà che ha incontrato il programma nelle Regioni del Mezzogiorno, soprattutto nelle prime fasi di attivazione delle stesso. L’offerta da parte dei giovani di certo non manca in queste regioni: Campania e Sicilia sono le prime due per giovani iscritti. Molte regioni ad oggi non sono ancora entrate a regime non riuscendo a garantire neanche il contatto iniziale con il giovane e il suo accreditamento presso le strutture incaricate. È il caso della Calabria su cui si è accesa una discussione tra Governo e Regione sul fatto che ancora non sono stati avviati i colloqui agli iscritti al programma europeo. Molte hanno investito risorse sulla parte gestionale e poco sulla parte operativa.
Nel secondo caso si era già a conoscenza dei problemi strutturali del sistema italiano dei servizi all’impiego. Era abbastanza utopico aspettarsi di risolvere tutti i problemi aumentando le risorse disponibili. Quello che va cambiato è forse tutto il modello pubblico di gestione dell’incontro tra domanda e offerta e delle sue interconnessioni con i servizi privati.
Alla fine del quadro un dato su tutti appare ancor più interessante: il fatto che anche a livello europeo il progetto sembra non aver prodotto i risultati sperati. Progetto sul quale si era puntato molto, sia in termini di risorse che di politica attiva a favore della disoccupazione giovanile; ad indicare che l’Italia si ci mette del suo ma non è l’unica imputabile per quello che ormai tutti definiscono un flop.
Per approfondire:
Monitoraggio periodico Garanzia Giovani: portale nazionale
http://www.garanziagiovani.gov.it/Monitoraggio/Pagine/default.aspx
Comunicato stampa Regione Veneto su bilancio Garanzia Giovani
http://www.regione.veneto.it/web/guest/comunicati-stampa/dettaglio-comunicati?_spp_detailId=2776773
Il governo pensa a nuove regole per l’assegnazione del bonus occupazionale alle aziende
http://www.bollettinoadapt.it/flop-della-garanzia-giovani/
Garanzia Giovani e risultati: enough with games!
http://www.bollettinoadapt.it/garanzia-giovani-e-risultati-enough-games/
Garanzia Giovani, perché non va. Dario di Vico su Corriere della Sera
Il Sole24Ore. Garanzia Giovani senza un gestore unico
Lavoce. Garanzia Giovani, cronaca di un fallimento annunciato
http://www.lavoce.info/archives/31068/garanzia-giovani-cronaca-fallimento-annunciato/