In ogni occasione in cui siamo chiamati al voto, e quindi anche alla vigilia del referendum costituzionale di domenica, non va sottovalutata l’importanza di esprimere un voto ponderato sulla base di una propria opinione, maturata attraverso l’analisi di fonti informative “accreditate” o almeno ritenute tali dalla maggior parte dei cittadini. Si potrebbe obiettare che non vi sono fonti migliori o peggiori di altre: per questa ragione consultarne diverse permette di farsi un’idea bilanciata e personale su quello che sta accadendo.
Informarsi solo attraverso i social network, però, significa esporsi al rischio che la propria opinione venga manipolata dai cosiddetti Bot (da Ro-Bot): applicazioni software che creano profili virtuali (fake) e contenuti sui social network e nelle chat (chat bot) simulando persone vere. Barack Obama dopo le elezioni statunitensi ha denunciato il fenomeno, affermando che se non si distingue ciò che è vero da ciò che è falso, che le libertà democratiche sono a rischio. Sia Facebook sia Google hanno annunciato una serie di azioni finalizzate a limitare l’uso di bot. Giusto per dare un’idea del fenomeno, l’Università del Sud California ha analizzato 20,7 milioni di tweet attraverso un algoritmo “trova-fake” (Figura 1): 3,8 milioni di tweet su 20,7 (19%) sono stati generati da 400mila bot su 2,8 milioni di profili (15%). Un altro studio sulle recenti elezioni americane ha analizzato sei slogan di grande successo su Facebook: tre di destra e tre di sinistra. Il 38% dei post pubblicati da un fronte ed il 19% dell’altro è risultato del tutto falso o fuorviante. Inoltre le notizie false hanno un tasso di condivisione e di diffusione su Facebook molto maggiore rispetto a quelle vere pubblicate sui siti dei giornali più autorevoli.
Fig. 1. Traffico orario totale su Twitter a ridosso del giorno di voto 2016 diviso per livello di automazione
Note: Account automatici quelli che hanno tweettato più di 50 volte in un giorno su temi elettorali
Fonte: B. Kollanyi, P. N. Howard, S. C. Woolley, 2016, Bots and Automation over Twitter during the U.S. Election
In sintesi, ancor di più durante le campagne elettorali un’infinità di robot mascherati da persone vere inondano la rete con post falsi o aggressivi, che diventano virali molto più velocemente delle notizie autentiche. Il rischio quindi è quello di “farsi convincere“ da bot, costruiti da partiti, personaggi politici ma anche gente comune, che moltiplicano artificialmente like e condivisioni allo scopo di far aderire più facilmente i cittadini al proprio ideale politico. Naturalmente anche i media tradizionali possono manipolare le informazioni e schierarsi a favore di un particolare partito. Per questa ragione è importante costruirsi una propria opinione attraverso la lettura e/o l’ascolto di diverse fonti informative (non solo on line, dato che anche gli algoritmi di indicizzazione dei motori di ricerca risentono di questo fenomeno), cercando di non farsi influenzare troppo o solamente dalle migliaia di like e condivisioni di altri utenti più o meno veri.
Per approfondire:
http://time.com/4575981/barack-obama-fake-news-democracy-facebook/
http://www.ifn.se/wfiles/wp/wp886.pdf
https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2798311
http://politicalbots.org/wp-content/uploads/2016/11/Data-Memo-US-Election.pdf
http://politicalbots.org/wp-content/uploads/2016/10/WoolleyHoward.pdf